GUY LYDSTER

MADRE -2018

Scultura in pietra serena

Giardini Margherita

Bologna 

6 agosto 2020

8 febbraio 2021

Oltre all’intesa con il parco stesso, “Madre” dovrebbe evocare la consonanza tra paesaggio e spiritualità. Questo elemento è da tempo la tematica principale dello scultore Lydster che, con i suoi “Headscapes”, esplora da molti anni la fusione tra la testa (mente) e il paesaggio. Con “Madre” però questa ricerca sonda lo spirito intriso nel corpo di un paesaggio.

In altre parole, la tematica di una simbiosi tra coscienza  e paesaggio viene allargata ad un discorso di un ordine più figurativo. La grande testa viene incorporata nel lembo di un monumentale mantello nero, è solo un elemento nel bilancio visivo. Nella parte sinistra della scultura si intravede nelle pieghe la sagoma, appena abbozzata, di una figura inginocchiata. Al centro della nicchia, come punto di unione tra queste due presenze esterne, si incontra  un vuoto cavernoso scavato dentro la materia. Questa rientranza ha una funzione  sia estetica che formale. Come spazio centrale  crea un rapporto di elasticità tra figura e testa, mentre allude alla fecondità del vuoto creativo. Si intende qui sottolineare un rapporto con la forza naturale della maternità. In effetti “Madre” ha l’aspetto di una piccola montagna che ha il volume del suo centro scavato. (In effetti è possibile per una persona entrarci). La grotta centrale, che richiama l’utero o una nicchia di fecondità, diventa una punto di forza attivo che  sprigiona la grande testa esploratrice  mentre anima in basso la supplicante figura ancora senza volto e corpo definito. La forza centrifuga della testa allude ad una presenza maschile, e  il movimento dalla piccola piramide figurativa dal basso verso l’apice della mantella esprime dipendenza infantile.

Nella sua globalità “Madre” è anche una famiglia. Un trio nel senso naturale, perché lei, la madre  è la natura allo stato puro.

E’ collinare e oceanica, montagnosa e grottesca, vuoto e pieno, la dimora della crescita e il perno della procreazione: la madre di tutte le madri. Insieme le sue superfici lisce e aspre abbracciano le presenze che si recano nel suo mantello universale in modo protettivo e liberatore. In lei si ripete tutta la storia dell’universo, in lei si concentra tutta la lotta tra la luce e le tenebre. Sul fianco destro, per esempio, inciso sulla superficie liscia della pietra si vede la sagoma di una forma alata, un uccello che trascina quasi una un’onda di materiale verso un’immagine paesaggistica incisa sul retro della mantella. Perciò come tratto stilistico  il dialogo tra il finito e il non finito è un aspetto fondamentale ad una simile rappresentazione della maternità. Come già detto è insieme una forza grezza e raffinata, un rullio di roccia, acqua, e cielo; nella semplicità della sua forma “incappucciata”  si esternalizza la trama geologica del pianeta terra. Le fibre, le cuciture, le maglie, gli strappi e i rammendi di una Madre. E’ una figura carezzabile e respingente: una madre che sembrerebbe emersa all’improvviso dalla natura. Emerge dalla storia umana e dalla storia della terra.

Questi concetti si contrappongono alle tematiche espresse nella mostra Antropocene, cercando un luogo di intesa tra natura e uomo. Si vuole così offrire una alternativa all’ immagine apocalittica ipotizzando una possibilità di riconciliazione tra uomo e natura mediante un processo di rigenerazione.